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L'opera dell'autrice si presenta sotto forma di autobiografia in dissolvenza avvalorata da una scrittura straniante di fotogrammi nitidi che tendono a una continua rarefazione. Da qui la scelta dell'assenza di nomi propri sia di persone che di luoghi. La trama narrativa è tenue solo in apparenza poiché tesa in un viaggio a ritroso, in uno scavo introspettivo incessante che condurrà nei luoghi dove la ferita di un'infanzia abusata svela il significato primo di un'esistenza incline all'autodistruzione. Un ritratto a tinte fosche della discesa nei luoghi oscuri del sé per definire nettamente come eventi lontani, ma profondamente incisi nella memoria, si dispieghino nel presente determinando un'oscillazione continua tra un desiderio di morte a cui si tenta strenuamente di contrapporre la volontà di una vita diversa. L'opera è un omaggio all'amore in quanto chiave capace di aprire le porte del passato attraverso il corpo dell'amato. Nel contempo la storia individuale si fonde con le atmosfere di una società in disfacimento diventando un dissacrante dipinto generazionale. Diventando un libro di denuncia. O di riscatto. O di affermazione della vita attraverso la scrittura.